diff --git a/js/cesareBrowse.js b/js/cesareBrowse.js index d5b2544..9c54c77 100644 --- a/js/cesareBrowse.js +++ b/js/cesareBrowse.js @@ -983,44 +983,44 @@ function resetFrasi(){ } function createModuleCommentatore(collapse, commento, num, id, pos){ - let jsonCommento=JSON.parse(commento.replaceAll("'", '"').replaceAll("+", '"')); - var urlCommento = jsonCommento.Commento; - - var esitoCommento = jsonCommento.Rapporto; - - var autoreCommento = jsonCommento.Autore - //var commentoCommentatore = commento.split(','); + + let tmpcomm='['+commento+']' + let jsonCommento=JSON.parse(tmpcomm.replaceAll("'", '"').replaceAll("+", '"')); var minLength = ($('#displaynote').width() / $('#Test').width() * 2 * 32); var divContent = $('
Preferiamo alla comun lezione Elena vidi.... e vidi il grande<\/b> ec. questa del Buti e di vari autorevoli codici, la quale anche a noi pare che ponga molto maggior connessione in tutto il contesto. La stessa forma di dire si ha nel C. XX, 118 e seg.<\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Inf. XX, 18","NF":"Il rinvio al v. 118 \u00e8 errato.","TF":"ma io nol vidi, né credo che sia","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=20&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"SUPPORTO ESTERNO","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"SUPPORTO ESTERNO","TipoDiCitazione":"no","Verso":"64-65","from":4430.0,"to":4432.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"no","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"%chi%alpha%mu%o%zeta\\ fraenum<\/i> spiega lo Schrevelio [Lexic.\nLatino-Graec.<\/i> art. %chi%alpha%mu%o%zeta\\], e per freno<\/i> dee qu\u00ec\npornelo anche il poeta nostro; perocch\u00e8 fa qu\u00ec egli verificarsi\nci\u00f2 che avvert\u00ec nel canto precedente v. 40 e segg.\n\n Lo fren vuol esser del contrario suono<\/i>;\n Credo che l'udirai, per mio avviso<\/i>,\n Prima che giunghi al passo del perdono<\/i>:\n\ne vuol dire che l'udito spaventevole suono di quelle voci fu il\nduro<\/b>, il forte, freno di che avevalo prevenuto, e che dovrebbe\nritener l'uomo ne' termini del dovere.\n\n","Cantica":"Purgatorio","Canto":"14","Commentario":"Baldassare Lombardi 1791-92","FrammentoNota":"Camo <\/strong>per freno<\/i> dee quì pornelo anche il poeta nostro; perocchè fa quì egli verificarsi ciò che avvertì nel canto precedente v. 40 e segg.\r\n Lo fren vuol esser del contrario suono<\/i>;\r\n Credo che l'udirai, per mio avviso<\/i>,\r\n Prima che giunghi al passo del perdono<\/i>:\r\ne vuol dire che l'udito spaventevole suono di quelle voci fu il duro<\/b>, il forte, freno di che avevalo prevenuto, e che dovrebbe ritener l'uomo ne' termini del dovere.\r\n<\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Purg. XIII 40-42","NF":"","TF":"Lo fren vuol esser del contrario suono;
credo che l'udirai, per mio avviso,
prima che giunghi al passo del perdono.","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=47","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"143-144","from":14253.0,"to":14271.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"Freno","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"«Cio\u00e8 passamento di misura,» dice il\nButi. Anche Sallustio, Catil., 12, nota che le ricchezze avevano\nne' romani animi ingenerato superbia e l'abito di «nihil pensi\nneque moderati habere.»\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"16","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","FrammentoNota":"Anche Sallustio, Catil., 12, nota che le ricchezze avevano ne' romani animi ingenerato superbia e l'abito di «nihil pensi neque moderati habere.»<\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q7170","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q776615","LF":"De Catilinae coniuratione 12","NF":"","TF":"igitur ex divitiis iuventutem luxuria atque avaritia cum superbia invasere: rapere consumere, sua parvi pendere aliena cupere, pudorem pudicitiam, divina atque humana promiscua, nihil pensi neque moderati habere<\/strong>.","UF":"http:\/\/www.perseus.tufts.edu\/hopper\/text?doc=Perseus%3Atext%3A2008.01.0002%3Atext%3DCat.%3Achapter%3D12","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"74","from":15006.0,"to":15007.0,"NomeAutore":"Gaio Sallustio Crispo","TitoloFonte":"De Catilinae coniuratione","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"Ricchezze ingenerano superbia nelle persone","CST":"no","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"«Cos\u00ec chiama anche in una Canzone\nquella cavit\u00e0 del cuore che \u00e8 ricettacolo del sangue, e che lo\nHarvey chiama sanguinis promptuarium et cisterna.<\/i> Il Boccaccio\ndice che in questa cavit\u00e0 abitano gli spiriti vitali<\/i>, e di l\u00ec\nviene il sangue ed il calore che per tutto il corpo si spande.» \nTom.<\/i>\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"01","Commentario":"G.A. Scartazzini 1872-82 [2nd ed. 1900]","FrammentoNota":"Così chiama anche in una Canzone quella cavità del cuore che è ricettacolo del sangue, e che lo\r\nHarvey chiama sanguinis promptuarium et cisterna.<\/i><\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1092462","LF":"Rime 46, 45-47 ","NF":"Tommaseo fa anche riferimento a Boccaccio come commentatore di Dante e alla definizione del cuore fornita da William Hervey (1578-1657) nell'\"Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus\".","TF":"e l sangue chè per le vene disperso
correndo fugge verso
il cuor, che l chiama, ondio rimango bianco.","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Rime&pb=57&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"{\"Commento\": +https:\/\/dante.dartmouth.edu\/biblio.php?comm_id=18375+, \"Autore\":+Niccol\u00f2 Tommaseo, 1837 [ed. of 1865]+,\"Rapporto\": \"CONFERMA\"}","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"20","from":144.0,"to":147.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Le Rime","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"Cuore come ricettacolo del sangue corporeo","CST":"no","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"«Dall'opere, dice l'Anon.,\nebbe soprannome di Guerra.» Alla testa di 400 Guelfi usciti di\nFirenze, ebbe non poca parte nella vittoria di Carlo sopra\nManfredi. Gio. Villani, VII, 8.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"16","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","FrammentoNota":"Guido Guerra ebbe nome<\/strong>. «Dall'opere, dice l'Anon., ebbe soprannome di Guerra.» Alla testa di 400 Guelfi usciti di Firenze, ebbe non poca parte nella vittoria di Carlo sopra Manfredi. Gio. Villani, VII, 8.","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q704179","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q739036","LF":"Nova Cronica VIII, 8","NF":"","TF":"Lo re Carlo veggendo Manfredi e sua gente venuti a campo per combattere, ebbe suo consiglio di prendere la battaglia il giorno o d’indugiarla. Gli più de’ suoi baroni consigliarono del soggiorno infino a la mattina vegnente, per riposare i cavagli dell’affanno avuto per lo forte cammino, e messer Gilio il Bruno conastabole di Francia disse il contrario, e che indugiando, i nimici prenderanno cuore e ardire, e a·lloro potea al tutto fallire la vivanda, e che se altri dell’oste no·lla volesse la battaglia, egli solo col suo signore Ruberto di Fiandra e consua gente si metterebbe alla ventura del combattere,
avendo fidanza in Dio d’avere la vittoria contra’ nemici di santa Chiesa. Veggendo ciò il re Carlo, s’attenne e prese il suo consiglio, e per la grande volontà ch’avea del combattere, disse con alta voce a’ suoi cavalieri: «Venus est le iors ce nos avons tant desiré»; e fece sonare le trombe, e comandò ch’ogni uomo s’armasse e apparecchiasse per andare alla battaglia, e così in poca d’ora fu fatto. E ordinò, sì come i suoi nemici, a petto di loro tre schiere principali: la prima schiera era de’ Franceschi in quantità di M cavalieri, ond’erano capitani messer Filippo di Monforte e ’l maliscalco di Mirapesce; la seconda lo re Carlo col conte Guido di Monforte, e con molti de’ suoi baroni e cavalieri della reina, e co’ baroni e cavalieri di Proenza, e Romani, e Campagnini, ch’erano intorno di VIIIIc cavalieri, e le ’nsegne reali portava messer Guiglielmo lo Stendardo, uomo di grande valore; la terza fu guidatore Ruberto conte di Fiandra col suo maestro Gilio maliscalco di Francia, con Fiamminghi, e Bramanzoni, e Annoieri, e Piccardi, in numero di VIIc cavalieri. E di fuori di queste schiere furono gli usciti guelfi di Firenze con tutti gl’Italiani, e furono più di CCCC cavalieri, de’ quali molti di loro delle maggiori case di Firenze si feciono cavalieri per mano del re Carlo in su il cominciare della battaglia; e di questa gente, Guelfi di Firenze e di Toscana, era capitano il conte Guido Guerra<\/strong>, e la ’nsegna di loro portava in quella battaglia messer Currado da Montemagno di Pistoia. E veggendo il re Manfredi fatte le schiere, domandò della schiera quarta che gente erano, i quali comparivano molto bene inn-arme e in cavagli e in arredi e sopransegne; fugli detto ch’erano la parte guelfa usciti di Firenze e dell’altre terre di Toscana. Allora si dolfe Manfredi dicendo: «Ov’è l’aiuto ch’io hoe dalla parte ghibellina, ch’io ho cotanto servita, e messo in loro cotanto tesoro?», e disse: «Quella gente», cioè la schiera de’ Guelfi «non possono oggi perdere»; e ciò venne a dire, s’egli avesse vittoria ch’egli sarebbe amico de’ Guelfi di Firenze, veggendogli sì fedeli al loro signore e a·lloro parte, e nemico de’ Ghibellini.","UF":"http:\/\/www.letteraturaitaliana.net\/pdf\/Volume_2\/t48.pdf","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"38","from":14749.0,"to":14753.0,"NomeAutore":"Giovanni Villani","TitoloFonte":"Nova Cronica","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"no","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"«Del papale ammanto.» \nPurg. XIX, 104: «Pesa il gran manto a chi dal fango il\nguarda.»\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"19","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","FrammentoNota":"Del gran manto. C. II, 27 «Del papale ammanto.» Purg. XIX, 104: «Pesa il gran manto a chi dal fango il guarda.»","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Inf. II, 27","NF":"","TF":"di sua vittoria e del papale ammanto","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=2","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"68","from":17942.0,"to":17949.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"no","CIM":"Manto papale","CTE":"no","CMO":"no","CST":"no","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"«Nelli anni di Cristo 1301,\ndel mese di maggio, la parte Bianca di Pistoia, con lo aiuto e\nfavore de' Bianchi che reggeano Firenze, ne cacciarono la parte\nNera, e disfeciono le loro case, palazzi e possessioni.» Gio.\nVillani, VIII, 44. — Si dimagra<\/b>, si spopola. «Gli abitanti\nsono come il succo ella vita civile.» Tommas\u00e8o.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"24","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","FrammentoNota":"Pistoia in pria<\/strong> ec., «Nelli anni di Cristo 1301, del mese di maggio, la parte Bianca di Pistoia, con lo aiuto e favore de' Bianchi che reggeano Firenze, ne cacciarono la parte Nera, e disfeciono le loro case, palazzi e possessioni.» Gio. Villani, VIII, 44.","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q704179","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q739036","LF":"Nova Cronica IX, 45","NF":"","TF":"Negli anni di Cristo MCCCI, del mese di maggio, la parte bianca di Pistoia coll’aiuto e favore de’ Bianchi che governavano la città di Firenze ne cacciarono la parte nera, e disfeciono le loro case, palazzi, e possessioni, intra l’altre una forte e ricca possessione de’ palazzi e torri ch’erano de’ Cancellieri neri, che si chiamava Dammiata.","UF":"http:\/\/www.letteraturaitaliana.net\/pdf\/Volume_2\/t48.pdf","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"143","from":23558.0,"to":23561.0,"NomeAutore":"Giovanni Villani","TitoloFonte":"Nova Cronica","CEP":"Allontanamento dei Neri da Pistoia","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"no","CTO":"http:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/pistoia_(Enciclopedia-Dantesca)\/"}, -{"Annotazione":"«Ohm\u00e8, chi fu quel primo che li\npesi<\/b> de l'oro coperto e le pietre<\/i> che si voleano ascondere,\npreziosi pericoli, cavoe?» (Conv.<\/i>, IV, xii, 4). — per forza\ndi poppa<\/i><\/b>: col petto, senza far uso delle braccia. — L'ebbero\nattaccato alle ricchezze, che poi son pesi<\/b> e pietre<\/i><\/b>, e\nl'hanno in eterno attaccato ai massi, che devono far ruzzolare\ndall'una all'altra estremit\u00e0 del cerchio; e con quanto affanno,\nlo dichiara l'accento del verso.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"07","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","FrammentoNota":"«Ohmè, chi fu quel primo che li\r\npesi<\/b> de l'oro coperto e le pietre<\/i> che si voleano ascondere,\r\npreziosi pericoli, cavoe?» (Conv.<\/i>, IV, xii, 4). — per forza\r\ndi poppa<\/b>: col petto, senza far uso delle braccia. — L'ebbero\r\nattaccato alle ricchezze, che poi son pesi<\/b> e pietre<\/i>, e\r\nl'hanno in eterno attaccato ai massi, che devono far ruzzolare\r\ndall'una all'altra estremità del cerchio; e con quanto affanno,\r\nlo dichiara l'accento del verso.\r\n<\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q666014","LF":"IV, xii, 4","NF":"Pietrobono cita il \"Convivio\", ma va segnalato che il riferimento coincide con una traduzione dantesca di un passo del \"De consolatione philosophiae\" di Boezio: \u00abHeu! primus quis fuit ille, \/ Auri qui pondera tecti, \/ Gemmasque latere volentes \/ Pretiosa pericula fodit?\u00bb (I, 1).","TF":"Promettono le false traditrici sempre, in certo numero adunate, rendere lo raunatore pieno d'ogni appagamento; e con questa promessione conducono l'umana volontade in vizio d'avarizia. E per questo le chiama Boezio, in quello Di Consolazione, pericolose, dicendo: «Ohmè! chi fu quel primo che li pesi dell'oro coperto e le pietre che si voleano ascondere, preziosi pericoli, cavòe?».","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_CV&pb=62&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"27","from":5987.0,"to":5989.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Convivio","CEP":"no","CIM":"Pesi","CTE":"no","CMO":"no","CST":"no","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"«Questa mia opera (scriveva\nDante a Can della Scala) \u00e8 polisensa, cio\u00e8 di pi\u00f9 sensi: il\nprimo senso \u00e8 il letterale, il secondo l'allegorico, ossia\nmorale.» E la morale ha da intendersi nel pieno suo significato,\ncio\u00e8 cos\u00ec la pubblica, come la privata: onde il secondo senso\ngeneralmente \u00e8 proprio morale, ma talvolta \u00e8 politico, talvolta\npure (come in tutto questo primo Canto) \u00e8 morale e politico\ninsieme. Letteralmente adunque, la selva \u00e8 quale il Poeta ce la\ndescrive. Il Galilei, conformandosi al Manetti e al Benivieni,\ndimostra con ragioni geometriche desunte dal sito e dalle misure\ndell'Inferno di Dante, che questa selva \u00e8 da lui finta nelle\nvicinanze di Cuma, dove appunto i greci e latini poeti, e\nparticolarmente Virgilio conduttore del nostro, posero la discesa\ndell'Inferno. N\u00e8 osta che la lonza ed il leone, da Dante\ntrovatevi, non sieno fiere di queste regioni: perciocch\u00e8 questi\nnon sono animali terrestri, ma mostri sbucati d'Inferno, come lo\nstesso Poeta espressamente dice della lupa (v. 110), la qual pure\n\u00e8 nostrale. Moralmente, la selva rappresenta il disordine\nprodotto dalla corruzion de' costumi. Politicamente, la miseria\ne confusione dell'Italia afflitta dalle parti guelfa e\nghibellina, ma (secondo Dante ghibellino) massimamente dalla\nguelfa.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"01","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","FrammentoNota":"«Questa mia opera (scriveva Dante a Can della Scala) è polisensa, cioè di più sensi: il\r\nprimo senso è il letterale, il secondo l'allegorico, ossia morale.» <\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q3730666","LF":"Epistole XIII xx 7","NF":"","TF":"Ad evidentiam itaque dicendorum sciendum est quod istius operis non est simplex sensus, ymo dici potest polysemos<\/strong>, hoc est plurium sensuum; nam primus sensus est qui habetur per litteram, alius est qui habetur per significata per litteram. Et primus dicitur litteralis, secundus vero allegoricus sive moralis sive anagogicus.","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Epistole&pb=13&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"SUPPORTO ESTERNO","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"SUPPORTO ESTERNO","TipoDiCitazione":"no","Verso":"2","from":10.0,"to":13.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Epistole","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"no","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"«lo sommo desiderio di ciascuna\ncosa, e prima da la natura dato, \u00e8 lo ritornare a lo suo\nprincipio»; perci\u00f2 appena entrato nel nuovo cammino, cio\u00e8 appena\nrinato, dirizza li occhi al termine del suo sommo bene<\/i>\n(Conv.<\/i>, IV, xii, 14-16). Levavi oculos meos in montes unde\nveniet auxilium mihi<\/i> (Ps., 120, 1). Populus qui ambulabat in\ntenebris vidit lucem magnam; habitantibus in regione umbrae\nmortis lux orta est eis<\/i> (Is., IX, 2).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"01","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","FrammentoNota":"«lo sommo desiderio di ciascuna\r\ncosa, e prima da la natura dato, è lo ritornare a lo suo\r\nprincipio»; perciò appena entrato nel nuovo cammino, cioè appena\r\nrinato, dirizza li occhi al termine del suo sommo bene<\/i>\r\n(Conv.<\/i>, IV, xii, 14-16).<\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q666014","LF":"IV, xii, 14-15","NF":"","TF":"Per che io dico che non solamente nell'acquisto della scienza e delle ricchezze, ma in ciascuno acquisto l'umano desiderio si dilata, avegna che per altro e altro modo. E la ragione è questa: che lo sommo desiderio di ciascuna cosa, e prima dalla natura dato, è lo ritornare allo suo principio. [...] E sì come peregrino che va per una via per la quale mai non fue, che ogni casa che da lungi vede crede che sia l'albergo, e non trovando ciò essere, dirizza la credenza all'altra, e così di casa in casa, tanto che all'albergo viene; così l'anima nostra, incontanente che nel nuovo e mai non fatto cammino di questa vita entra, dirizza li occhi al termine del suo sommo bene, e però, qualunque cosa vede che paia in sé avere alcuno bene, crede che sia esso.","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_CV&pb=62&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"16","from":114.0,"to":117.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Convivio","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"Guardare in alto","CST":"no","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"«lodarsi d'uno ad un altro \u00e8\nacquistar grazia di uno ad un altro contandogli i meriti di colui\ncolla persona che parla.» Cesari.<\/i> Cfr. Purg. I, 83.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"02","Commentario":"G.A. Scartazzini 1872-82 [2nd ed. 1900]","FrammentoNota":"«lodarsi d'uno ad un altro è acquistar grazia di uno ad un altro contandogli i meriti di colui colla persona che parla». Cesari.<\/i> Cfr. Purg. I, 83.<\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Purg. I, 83","NF":"Si richiama qui l'autorit\u00e0 di Antonio Cesari","TF":"grazie riporterò di te a lei","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=35&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"74","from":1526.0,"to":1530.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"lodarsi d'uno ad un altro significa fare in modo che uno acquisti grazia presso un altro","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"— Pinse<\/b>, spinse. AEn.,\nXII: «Non secus ac nervo per nubem impulsa sagitta.»\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"08","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","FrammentoNota":"Pinse<\/b>, spinse. Aen., XII: «Non secus ac nervo per nubem impulsa sagitta.»<\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1398","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q60220","LF":"Aeneis XII, 856","NF":"","TF":"Non secus ac nervo per nubem impulsa sagitta","UF":"https:\/\/www.perseus.tufts.edu\/hopper\/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.02.0055%3Abook%3D12%3Acard%3D843","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CONCORDANZA STRINGENTE","Verso":"13","from":6819.0,"to":6826.0,"NomeAutore":"Publio Virgilio Marone","TitoloFonte":"Eneide","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"Similitudine della freccia per descrivere la velocit\u00e0","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"— contenuto. Cfr. Par. II, 114.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"02","Commentario":"G.A. Scartazzini 1872-82 [2nd ed. 1900]","FrammentoNota":"contenuto. Cfr. Par. II, 114<\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Par. II, 112-114","NF":"","TF":"Dentro dal ciel de la divina pace
si gira un corpo ne la cui virtute
l'esser di tutto suo contento giace.","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=69&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"77","from":1551.0,"to":1552.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"Contento per contenuto","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"— la «gentilissima Beatrice f\u00f9 —\n— reina delle virt\u00f9» V. N. {paragraph.} 10. — «Tutti sanno che\ntu sei donna di virt\u00f9», Rut III, 11.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"02","Commentario":"G.A. Scartazzini 1872-82 [2nd ed. 1900]","FrammentoNota":"la «gentilissima Beatrice fù reina delle virtù» V. N. {paragraph.} 10<\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q18084","LF":"X, 2 [5, 2]","NF":"[tra quadre] il riferimento alla paragrafatura dell'edizione Gorni","TF":"quella gentilissima, la quale fu distruggitrice di tutti li vitii e regina delle vertudi","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Vita_Nova&pb=5&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"76","from":1540.0,"to":1543.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Vita Nuova","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"no","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"(volse<\/b> per volle<\/i>, forma\narcaica e frequente ne' nostri scrittori antichi; cf. Inf.<\/i>, \nXXIX, 118, nel commento); pur qui l'idea di comando (cf. vv.\n67-70; 79 e 134; veggasi alla fine di questo Canto Virgilio e\nBeatrice). — Dinanzi a quella fiera<\/i><\/b> (la lupa) ecc. Di qui si\nfa manifesto che la Lonza e il Leone non avevano inseguito il\nPoeta mentr'egli ruinava in basso loco<\/i><\/b> (Inf.<\/i>, I, 61), come\nmalamente, parmi hanno affermato alcuni chiosatori; ma in ci\u00f2 fu\nsolo la Lupa. — Che del bel monte<\/b> (il monte dilettoso, \nprincipio e cagione ai tutta gioia<\/i><\/b>, Inf.<\/i>, I, 6). — Il corto\nandar<\/i><\/b>, la via pi\u00f9 breve e spedita (cf. Diz. Dant.<\/i><\/b>, App. III, \n{paragraph.} ult., al fine). — Ti tolse<\/b>, ti imped\u00ec, facendoti\nperdere la speranza dell'altezza (Inf.<\/i>, I, 54).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"02","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","FrammentoNota":"(volse<\/b> per volle<\/i>, forma arcaica e frequente ne' nostri scrittori antichi; cf. Inf.<\/i>, XXIX, 118, nel commento)<\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Inf. XXIX, 102","NF":"Non chiaro il rimando al commento a Inf. XXIX, 118, visto che non vi si usa il verbo \"volse\". Possibile errore di Poletto, magari per ripetizione del numero a breve distanza.","TF":"e io incominciai, poscia ch'ei volse","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=29","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"118-120","from":1854.0,"to":1857.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"Uso di \"volse\" al posto di \"volle\"","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"(Anfiarao figliuolo d'Oicleo,\no di Linceo, fu uno de' sette Regi che assediarono Tebe per\nrimettervi Re Polinice. Essendo egli indovino, ed avendo\npreveduto che portandosi all'assedio di Tebe vi sarebbe perito,\nerasi perci\u00f2 nascosto in luogo noto alla sola propria moglie. Ma\nvinta costei da Argia moglie di Polinice coll'offerta di un\nprezioso gioiello, manifest\u00f2 dov'era il marito; e condotto per\nforza a quell'assedio, mentre valorosamente combatteva, gli si\napr\u00ec sotto i piedi la terra e lo inghiotti. Adunque dove rui\nAnfiarao<\/b>? sono voci derisorie degli assediati Tebani allegri di\ncotale di lui disgrazia. Rui<\/b> adopera qu\u00ec Dante a causa della\nrima per ruini<\/i>, cadi<\/i>, come nel Parad. XXX, 82 rua<\/i> per\ncorra in fretta<\/i>; significati ambedue del verbo Latio ruo, is<\/i>:\ne forse qu\u00ec ebbe il Poeta, come il Daniello avverte, qualche\nparticolar riguardo al verbo stesso, che pone Stazio in bocca di\nPlutone interrogante il caduto Anfiarao, qui limite praeceps Non\nlicito per inane ruis<\/i> [Theb.<\/i> lib. 8 v. 85 e seg.]?\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"20","Commentario":"Baldassare Lombardi 1791-92","FrammentoNota":"forse quì ebbe il Poeta, come il Daniello avverte, qualche particolar riguardo al verbo stesso, che pone Stazio in bocca di Plutone interrogante il caduto Anfiarao, qui limite praeceps Non licito per inane ruis<\/i> [Theb.<\/i> lib. 8 v. 85 e seg.]?<\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q243203","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q2708117","LF":"VIII 84-85","NF":"","TF":"‘At tibi quos ’inquit, ‘manes, qui limite praeceps
non licito per inane ruis?’","UF":"http:\/\/data.perseus.org\/citations\/urn:cts:latinLit:phi1020.phi001.perseus-lat1:8","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RCC":"{\"Commento\": +https:\/\/dante.dartmouth.edu\/biblio.php?comm_id=15475+, \"Autore\":+Bernardino Daniello, 1547-68+,\"Rapporto\": \"CONFERMA\"}","RSO":"CONFERMA","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CONCORDANZA STRINGENTE","Verso":"33-34","from":18664.0,"to":18667.0,"NomeAutore":"Publio Papinio Stazio","TitoloFonte":"Tebaide","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"Ruere","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"(cf. Inf.<\/i>, XVII, 134);\nscossi<\/b>, deposti, quasi scrollati, il che ne fa ripensare al\ncorruccio e al disdegno di Gerione (Inf.<\/i><\/b>, XVII, 132-133), \nscaricando con disdegno, dandosi come un crollo, il peso che\naveva in groppa. — Tenne a sinistra<\/i><\/b> ecc.; altrove (Inf.<\/i>, I, \n136):\n\n Allor si mosse; ed io gli tenni dietro.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"18","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","FrammentoNota":"In questo luogo <\/strong>(cf. Inf.<\/i>, XVII, 134)","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Inf. XVII, 134","NF":"","TF":"al piè al piè de la stagliata rocca","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=17","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"19-21","from":16585.0,"to":16588.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"Gerione lascia Dante e Virgilio all'inizio di Malebolge","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"no","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"(cf. Inf.<\/i>, XXXIV, 82); tre\ndiscese diverse, e tre scale di differente maniera; qui\nGerione<\/i>; pi\u00f9 abbasso il gigante Anteo<\/i> (Inf.<\/i>, XXXI, 130 e\nsegg.), Lucifero<\/i> da ultimo (Inf.<\/i>, XXXIV, 70 e segg.) Cos\u00ec\naltra discesa (Inf.<\/i>, VI, 1-5), e tra passaggi d'acqua (Inf.<\/i>, \nIV, 1 e segg.; VIII, 25 e segg.; XII, 95 e 126), tutti compiti\ncon mezzi differenti, ma ne' quali \u00e8 manifesto l'aiuto del cielo\ncorrispondente in misura alle difficolt\u00e0 da superare. — Monta<\/b>\necc.; monta dinanzi a me, perch\u00e8 io voglio stare in mezzo tra te\ne la coda di Gerione perch\u00e8 essa non ti possa far male. Le\nleggi, che nel loro criterio informante, quasi suggello di\nverit\u00e0, non possono emanare che dall'autorit\u00e0 imperiale, \ndifendono l'uomo onesto contro i malvagi (Mon.<\/i><\/b>, I, 16), \ntutelando il libero esercizio delle sue buone operazioni, onde\nl'Autorit\u00e0 dell'Imperatore diventa non solo presidio, ma libert\u00e0\n(Epist.<\/i>, VI, 5); e questa autorit\u00e0 rappresenta Virgilio. —\nLa coda<\/i><\/b> ecc.; la quale era velenosa (v. 26), per recare danno, \nnocumento, cf. Inf.<\/i><\/b>, II, 89; Purg.<\/i>, IV, 90 (cf. Purg.<\/i>, XX, \n63).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"17","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","FrammentoNota":"Siffatte scale<\/b> (cf. Inf.<\/i>, XXXIV, 82); tre discese diverse, e tre scale di differente maniera; qui Gerione<\/i>; più abbasso il gigante Anteo<\/i> (Inf.<\/i>, XXXI, 130 e segg.), Lucifero<\/i> da ultimo (Inf.<\/i>, XXXIV, 70 e segg.) Così altra discesa (Inf.<\/i>, VI, 1-5), e tra passaggi d'acqua (Inf.<\/i>, IV, 1 e segg.; VIII, 25 e segg.; XII, 95 e 126), tutti compiti con mezzi differenti, ma ne' quali è manifesto l'aiuto del cielo corrispondente in misura alle difficoltà da superare. ","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Inf. XXXIV, 82","NF":"","TF":"Attienti ben, ché per cotali scale","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=34","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"82-84","from":16051.0,"to":16073.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"Uso traslato di \"scala\" per indicare il passaggio fra un livello e l'altro dell'Inferno","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"(cf. Purg.<\/i>, V, 8), solamente (cf. v.\n26); tutta la mia attenzione era solo rivolta alla pece ecc. —\nIntesa<\/b>; da intendere<\/i><\/b>, attenzione raccolta e fissa. —\nContegno<\/i><\/b>; contenimento, spiega il Buti; ma tal senso mal si\nconcilia col verso seguente; quindi \u00e8 da intendersi, stato, \ncondizione. E condizione<\/i> disse per l'appunto altrove il Poeta\n(Inf.<\/i>, IX, 108). — Incesa<\/b> (cf. Inf.<\/i><\/b>, XXVI, 48), bollita, \ncotta, bruciata. «Noi pure diciamo, nota il Bianchi, bruciarsi\ncoll'acqua bollente.»\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"22","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","FrammentoNota":"Pure<\/b> (cf. Purg.<\/i>, V, 8), solamente (cf. v. 26)","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Purg. V, 8","NF":"","TF":"pur me, pur me, e 'l lume ch'era rotto.","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=39&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"16-18","from":10297.0,"to":10298.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"Uso dell'avverbio \"pure\" col significato di 'solamente'","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"(cf. Purg.<\/i>, XXXI, 119):\naltrove, per antonomasia, gli occhi belli<\/i>, per significare\nBeatrice (Purg.<\/i>, XXVII, 136; Par.<\/i>, XIV, 131; XXII, 154). Si\nnoti l'arte possente in quel lagrimando volse<\/i> (<volse al\nCielo<\/i>> Boccaccio), specialmente rispetto a donna: la circostanza\ndi questo pianto \u00e8 ricordata altrove s\u00ec da Virgilio (Purg.<\/i>, \nXXVII, 137), come dalla stessa Beatrice (Purg.<\/i>, XXX, 141):\nquant'\u00e8 potente una lacrima sul cuore umano! essa, quand'\u00e8\nsincera frange persino il duro giudicio di Dio (Purg.<\/i>, V, 107). \nIl gerundio poi (lagrimando<\/b>), in luogo del participio\n(lagrimanti<\/i><\/b>), \u00e8 d'uso non infrequente nel nostro Autore (cf.\nInf.<\/i>, XXXI, 14; Purg.<\/i>, IX, 38; X, 56; Par.<\/i>, XVIII, 45;\nVit. N.<\/i>, III). Si noti come queste lagrime finiranno in riso\n(cf. Par.<\/i>, XXX, 92, nel commento). — Perch\u00e8 mi fece<\/i><\/b> ecc.; e\nin questo appunto si dimostra la cortesia<\/i><\/b> di Virgilio, onde\nDante tosto lo ringrazier\u00e0 (v. 134).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"02","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","FrammentoNota":"Gli occhi lucenti<\/b> (cf. Purg.<\/i>, XXXI, 119): altrove, per antonomasia, gli occhi belli<\/i>, per significare Beatrice (Purg.<\/i>, XXVII, 136; Par.<\/i>, XIV, 131; XXII, 154).","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Purg. XXXI, 119","NF":"","TF":"strinsermi li occhi a li occhi rilucenti","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=65&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"115-117","from":1830.0,"to":1849.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"no","CIM":"Lucentezza degli occhi di Beatrice","CTE":"no","CMO":"no","CST":"no","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"(cf. v. 27) gi\u00f9 per lo scarco<\/i>\ndelle pietre rotte<\/i> (v. 28), ciascun ristette<\/b>; prima correvano\n(v. 56). — Tre<\/b>; erano Nesso, Chirone e Folo (vv. 67-72): —\nsi dipartiro<\/b>, si scostarono dalla compagnia degli altri. —\nCon archi<\/b>, armati d'arco, e di dardi (asticciuole<\/b>) prima\ntrascelti dalla faretra: — asticciuole<\/b>, perch\u00e8 que' dardi eran\nfatti a guisa di piccole aste.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"12","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","FrammentoNota":"Vedendoci calar<\/b> (cf. v. 27)","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Inf. XII, 27","NF":"","TF":"mentre ch'e' 'nfuria, è buon che tu ti cale","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=12","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"58-60","from":10851.0,"to":10868.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"Uso del verbo \"calare\" col significato di 'scendere'","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"(con queste parole\nl'Alfieri not\u00f2 i due versi seguenti); perch\u00e8 la tua mente\n(l'ingegno tuo<\/b>) esce s\u00ec stranamente dalle consuete norme del\ngiudicare, si scosta dalla solita rettitudine di giudizio? Il\nBoccaccio: <Lira lirae<\/i> si \u00e8 il solco, il quale il bifolco\narando mette diritto co' suoi buoi, e quinci viene deliro, \ndeliras<\/i>; il quale tanto viene a dire, quanto uscire del solco; e\nperci\u00f2 metaphorice<\/i> parlando, in ciascuna cosa uscendo della\ndirittura e della ragione si pu\u00f2 dire e dicesi delirare.<\/i>> E\ncos\u00ec s'intendono meglio le altre consimili frasi: uscire di\ncorreggiata, uscire del seminato<\/i>, per perdere il filo del\ndiscorso<\/i>, ragionando male e dicendo stranezze e cose illogiche. \n— Da quel ch'ei suole<\/i><\/b>; non \u00e8 piccola lode questa che il\nMaestro fa all'alunno. — Ovver<\/b>; il Tommaseo: «perch\u00e8\nl'ingengno travia, o la mente si svaga; due cagioni d'errore.» \n— Altrove mira<\/b>? o forse la mente \u00e8 occupata in altri pensieri, \nonde resta offuscata intorno al soggetto presente? (cf. Purg.<\/i><\/b>, \nXXXIII, 124-126).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"11","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","FrammentoNota":"Altrove mira<\/b>? o forse la mente è occupata in altri pensieri, onde resta offuscata intorno al soggetto presente? (cf. Purg.<\/i>, XXXIII, 124-126).<\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Purg. XXXIII, 124-126","NF":"","TF":"E Bëatrice: “Forse maggior cura,
che spesse volte la memoria priva,
fatt'ha la mente sua ne li occhi oscura. ","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=67&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"76-78","from":10147.0,"to":10169.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"Dante rimproverato per la distrazione da un atteggiamento positivo","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"no","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"(dalla posizione delle parole\nacquista vario senso la frase, Purg.<\/i>, V, 13; come \u00e8 la\ndifferenza tra buon dottore<\/i> e dottor buono<\/i>), seguimi oramai\n(Inf.<\/i>, XI, 112). — Che non metti<\/b>, che non metta. —\nAncor<\/b>; credo, come vuole il Torelli, che sia da riferirsi a\nguarda<\/b>, in senso di pure<\/i><\/b> (cio\u00e8 seguimi e guarda pure<\/i> ecc.), \ne non a metti<\/i><\/b> (cio\u00e8 guarda di non mettere per adesso i piedi<\/i><\/b>\necc.), perch\u00e8 nella rena arsiccia Dante non mette i piedi mai n\u00e8\nqui, n\u00e8 altrove. — Arsiccia<\/b>, arida (v. 13). — Al bosco<\/b>, \nlunghesso il lembo della selva de' violenti in s\u00e8 e nelle lor\ncose. — Stretti<\/b>, accostati (cf. Purg.<\/i>, III, 71; IV, 65;\nXXIV, 59; cf. Inf.<\/i>, IX, 51; Purg.<\/i>, III, 70; XIV, 140).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"14","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","FrammentoNota":"Mi vien dietro<\/b> (dalla posizione delle parole acquista vario senso la frase, Purg.<\/i>, V, 13; come è la differenza tra buon dottore<\/i> e dottor buono<\/i>), seguimi oramai (Inf.<\/i>, XI, 112). ","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Purg. V, 13","NF":"","TF":"Vien dietro a me, e lascia dir le genti","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=39","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"73-75","from":13053.0,"to":13056.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"Uso dell'espressione \"venire dietro\"","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"(e aver le cose conte<\/i>, \nInf.<\/i>, XXI, 62; cf. Purg.<\/i>, XV, 12), ti saranno note, ti si\nfaranno palesi, saprai il vero ecc. Dante della sua domanda avr\u00e0\nla risposta al v. 124. — Fermerem li nostri passi<\/b> ecc.: e\nfermare<\/i><\/b> o tenere i piedi<\/i> (Inf.<\/i>, XIV, 12; XXIII, 77), per\nristare (Inf.<\/i>, X, 24) o sostare<\/i> (Inf.<\/i>, XVI, 8). — Trista\nriviera d'Acheronte<\/i><\/b>; Acheronte, in greco, vale funesto, \nfunereo<\/i><\/b>; onde trista la sua riviera, perch\u00e8 frequentata dai\nmorti (vv. 88 e 89): per l'opposto Caronte<\/i> vale grazioso; \u00e8\nusato per antifrasi.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"03","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","FrammentoNota":"(e aver le cose conte<\/i>, Inf.<\/i>, XXI, 62; cf. Purg.<\/i>, XV, 12), ti saranno note, ti si faranno palesi, saprai il vero ecc. <\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Inf. XXI, 62","NF":"","TF":"non temer tu, ch'i' ho le cose conte","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=21","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"76-78","from":2556.0,"to":2577.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"Uso di \"conto\" col significato di 'noto\/palese'","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"(essendo che) ciascun meco si\nconviene nel nome<\/b> (s'accorda con me nel nome di poeta<\/i>, che\ntutti insieme gridarono (v. 80), cio\u00e8 tutti sono poeti come me), \ncf. Par.<\/i>, XXXIII, 137. Nella Vulg. El.<\/i>, I, 9: Convenientes\nin eodem nomine.<\/i><\/b> — Voce sola<\/i><\/b>; cf. Par.<\/i>, XIX, 23-24, nel\ncommento. — Fannomi onore<\/b>; la stessa frase al v. 100 (cf.\nPurg.<\/i><\/b>, V, 36). Bene avvert\u00ec il nostro Autore che non ne'\nvirtuosi ma n\u00e8 viziosi la paritade \u00e8 cagione d'invidia<\/i>\n(Conv.<\/i>, I, 4); perci\u00f2 ne' Santi, e per conseguenta ne' giusti, \ninvidia non vi pu\u00f2 essere (Conv.<\/i>, III, 15; cf. Par.<\/i>, III, \n70-87; Purg.<\/i>, XV, 49 e segg.; XVII, 118-120). — E di ci\u00f2\nfanno bene<\/i>; non perch\u00e8 onorino me, ma in me l'arte e la scienza, \ne perch\u00e8 si mostrano cos\u00ec scevri di invidia, la quale \u00e8 cagione\ndi mal giudizio, perocch\u00e8 non lascia la ragione argmentare per la\ncosa invidiata<\/i> (Conv.<\/i>, I, 4).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"04","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","FrammentoNota":"(essendo che) ciascun meco si conviene nel nome<\/b> (s'accorda con me nel nome di poeta<\/i>, che tutti insieme gridarono (v. 80), cioè tutti sono poeti come me), cf. Par.<\/i>, XXXIII, 137. Nella Vulg. El.<\/i>, I, 9: Convenientes in eodem nomine.<\/i> <\/pre>","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Par. XXXIII, 137","NF":"","TF":"veder voleva come si convenne","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=100","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"91-93","from":3601.0,"to":3621.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"no","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"Uso del verbo \"convenirsi\"","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"(io direi anche, Inf.<\/i>, XXII, \n92), continuerei col mio discorso. — Nuovo fumo<\/b>, il polverio\nche s'inalzava dal sabbione pel sopraggiungere d'altra schiera di\npeccatori. Cos\u00ec spiegano tutti, osserva l'Andreoli; ma, \nsoggiunge, cos\u00ec non soglion fare i pi\u00e8 de' morti<\/i><\/b>, come ci fa\nosservare lo stesso Dante (Inf.<\/i>, XII, 82). Intendasi dunque, \nprosegue, che in quella mezza oscurit\u00e0 Brunetto discernendo di\nlontano l'apparire di una nuova comitiva di spiriti la paragoni\nad un fumo che sorga dal sabbione. L'osservazione \u00e8 acuta; ma\nquel nuovo<\/i><\/b> applicato a fumo<\/b>, fa vedere che Brunetto era uso a\nveder questo fenomeno.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"15","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","FrammentoNota":"Di più direi<\/b> (io direi anche, Inf.<\/i>, XXII, 92), continuerei col mio discorso.","AC":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","F":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","LF":"Inf. XXII, 92","NF":"","TF":"i' direi anche, ma i' temo ch'ello","UF":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=22","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RCC":"nan","RSO":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"115-117","from":14403.0,"to":14406.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia","CEP":"Personaggio dichiara che vorrebbe parlare di pi\u00f9, ma un impedimento\/timore glielo impedisce","CIM":"no","CTE":"no","CMO":"no","CST":"no","CTO":"no"}, -{"Annotazione":"(\u00e8 affine al precor<\/i> de' Lat. pi\u00f9\nche prego<\/i>; e preco<\/b> per prego<\/i><\/b>, preghiera, dice il Poeta, \nInf.<\/i>, XXVII, 90; e deprecare<\/i> e